Quei vent’anni

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“Smorza le voci il mare, quando è sera e il vento sposta i colori.

Qui ad Est il sole fa ombra alle spalle portandoti dentro le onde, ripenso sempre a quei vent’anni in cui ognuno era distante, dall’essere oggi, dal diventato, dal divenire.

Non c’ero io, non c’eri tu.

Rivoglio indietro i suoi, a lei non son serviti, li ha solo usati, sporcati, condannati ad un rancore che non giustifica, che non risana.

Sono ancora venti, i miei, sempre con lo zaino in spalla, con lo sguardo oltre il confine, perché i confini non ci sono, i limiti li metti tu e i miei saranno quelli della scomparsa. Sono i secondi venti, quelli più consapevoli, più maturi, non meno incerti, non meno timorosi, più tenaci, più impegnativi, educativi.

Ormai è oltre, ciò che siamo è ciò che insegniamo ai nostri figli e da madre gli occhi vedono in maniera del tutto diversa. Soltanto lei ha lo sguardo uguale, vero? Guardala, lei vuole avere vent’anni tutta la vita, la libertà di andare, senza vincoli, senza nessuno, quella voglia di conquista per togliere solo agli altri. Ma la bellezza sfiorisce nel tempo e ciò che resta poi è soltanto un mucchio di foto dove tra cene e viaggi resti sola, con i tuoi rancori e nessuno che ti dica “sono qui”. In fondo ti resta accanto soltanto chi ha ricevuto amore da te, chi è stato usato lo vede e nell’allontanarsi non torna, mai.

Spesso mi chiedo come mai, che cos’è che faccia girare le cose, le persone, gli eventi.

Poi guardi la bellezza dell’essere qui, adesso, di essere insieme, di avere questo appartenerci così raro.

I giochi sono tutti nella rete, palette, secchielli e camion.

– Andiamo?

– Sì arrivo

La sera si spegne, trascinando la spiaggia, tu che immagini i miei pensieri mentre ti guardo e vedo ciò che siamo.

Rincorsi negli anni per trovarci e chiudere il cerchio che nonostante tutto restava aperto.

Ora combacia.”

 

(PARAGRAFI)

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