Lamed (dodicesima lettera)

#alfabetoebraico

Imparare come una preghiera/
il vivere storto che non può alzarsi
se non / per dissociazione/ ma tu insegnami.
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Ma cosa vuoi che ne sappia io.
Io sono quella che cerca di imparare, quella
che non capisce fino in fondo, perché non può
esserci tutto questo niente, tutto questo spreco
d’amore che non salva mai nessuno.
Dimmelo tu come fai, a farti insegnare la pace dello stare
la benedizione dei giorni uguali mentre fuori esplode il mondo.
Cosa contengo te lo ripeto in ogni riga, in ogni lettera
di questo alfabeto che mi somiglia, che mi ripete.
Non sarò mai insegnante io, rimango studentessa attenta
indisciplinata e incostante, resto nel banco in fondo,
ho perso il filo, la conoscenza sfacciata, non sono più tornata.
Ho formato una classe storta adesso, non sono brava
neanche come capoclasse. Guarda come
fanno tutti, mi dico,
basta non aver paura, che ci vuole, ma vedi – la verità sta tutta nelle prove –
in questo mondo qui io, non riesco a viverci senza la mia dissociazione.
Ritento.
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Kaf (undicesima lettera)

 

Contengo cumuli di macerie
Trattengo ogni cosa sul punto di cadere
E sul precipizio apro le mani, rientro.
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Misuro con le braccia quello che non riesco a trattenere.
La forza con cui contengo ogni cosa sul punto di cadere
con cui ho sempre accolto ciò che mi ha fatto male
è diventata nudità internata, una trasparenza manomessa.
Il linguaggio delle mie mani adesso, è scoperchiato sulle righe
e ad ogni dito sanguina la cicatrice corrispondente.
Guarda, mi dico, sta scorrendo via dal palmo aperto
questo tempo perduto, ritratto e calpestato male,
il mio cammino sbieco legge ogni caduta ogni traversata.
Mi aggrappo così ad un silenzio alla volta, come memoria fissa,
a quelle fotografie chiuse nella scatola di legno
le immagini divise in anni, la distanza – tutta nello spreco del dolore –
i danni delle parole, l’espulsione dalla sporgenza.
Rientro.
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#alfabetoebraico

Autogrill (150 parole)

#concorsoshottini
#penelopestorylab
#autogrill
#150parole
#shottini
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Rifaccio questa maledetta strada, ne conosco perfino le buche, le piazzole abbandonate ai lati del garderail, i cambi di colore delle stagioni.
Chissà dove stai adesso mi chiedo. Ho una birra in mano e conto da quanto non vivo più con te.
Il Cischi diceva di avere la migliore, quella tagliata bene, la tenevi per dopo cena, ai giardini, poi al secondo autogrill, l’ultima prima di entrare al Pineta, perché dentro ai bagni non c’era posto.
Di tutte le volte mi mancano i ritorni, quando ci addormentavamo in macchina esausti, nudi, senza ore che stringevano il collo.
Lì, al lago delle grazie, adesso hanno chiuso l’ingresso, nessuno può entrare, vorrei che togliessero l’acqua, vorrei vedere se dentro ci sono tutte le cose che mi dicevi. Non me lo hai detto dove stava il dolore.
Sto qui adesso, aspetto che tu torni, ridendo, dicendomi Ci sei cascata Mimì, vieni qui dai.
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(Ph. @kulturtava on twitter)

Iod – decima lettera

Iod
Decima lettera
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Di questo altro
La preghiera silenziosa
Che tiene in vita.
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Riconto gli anni oggi, ognuno in fila
notte dopo notte mentre penso, non
mi sono mai sentita grande per davvero.
In questo spazio occupato e chiuso
ho imparato l’alternanza, l’indifferenza
che permane sopra ogni strato, quella
che non puoi recuperare. Rimango figlia,
madre inesperta, in ritardo sulla luce
con tutti i danni sulle spalle e adesso,
solo con due mani nude a cacciare spettri,
soltanto due per sostenerne sei
nel miracolo che si sporge, che cresce,
cercando di non farci troppo male.
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#alfabetoebraico
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Diario [#concorsoshottini #penelopestorylab ]

[Racconti brevi]

#shottini #penelopestorylab #concorsoshottini
150 parole.
#diario
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Senza righe, soltanto novantacinque stupide pagine vuote su cui vomitare parole.
Un diario ogni anno, fin quando ho capito lo sbaglio. Li ho bruciati tutti adesso, diciassette scatole nere piene di cose accadute, strappate, confessate, mentre li guardavo ardere tra le fiamme blu. Era necessario, non lo possono sapere loro quanto importante fosse questa ossessione di essere amata, non lo capirebbero. Parlerebbero di tradimento, di esclusività, ma cosa ne sanno, nessuno lo sa che da quando te ne sei andato sono rimasta un pezzo rotto, come una casa senza finestre, bucata e strapazzata dalle correnti.
Saresti dovuto rimanere con me quel giorno, avevo io le sigarette, tu il CD dei Police. Saremmo venuti qui, dove la spiaggia di sera diventa rossa. Non mi hai mentito, non mi hai detto niente, l’ho capito da sola quel silenzio. Mi resta questa M, questa lettera tatuata che è andata bene per ogni nome.
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