I fiori senza la luce

 

Del fiorire senza luce

l’inganno del tempo –

un’illusione il calore

svanito in silenzio

sotto la neve sciolta –

un’acqua gelata

dall’ultimo avvenire.

Quante volte

 

È più in alto la strada
una curva a sottintendere
il mezzo confine d’inverno.
Torni con la luce
una bieca ombra da ovest –
l’aria che ti aiuta
mentre il freddo ti consuma.
E uguale, quando
le due mani fermano
la vista dei giorni –
chissà quante volte
ancora dovrai ricominciare.

Non chiedo

 

Non chiedo alla poesia.
Lascio cadere parole
fuori per cercare di proseguire
con qualche peso in meno.
Mi trascino comunque
al di sopra degli accumuli,
dovrò scrivere per sempre.

Quelle sere d’inverno

 

Sai di me ogni parte
quella che non dice –
giro sui miei stessi passi
le parole ferme sulla luce.
È così che si cade –
all’odore della neve neghi
quando vieta agli occhi
quando rimane porta
chiusa mentre devi.
E la distanza tutta in fila
non s’accorcia mai –
la strada e le cose
come le parole
riavvolte sulla trama
che disfo ogni volta
per ricominciare.

Un pezzo d’inverno

 

Chiazze d’azzurro
bianco lo spazio senza
più il fondo
e la frattura s’insinua
tra le cose e tu
causi dolore perché
non sai quanto fa male.
Metà di te
metà di una vita –
e cadono promesse
sulla terra bagnata, la melma
dell’acqua che stagna –
marcisce l’orgoglio
sotto il fango
di un pezzo d’inverno.

 

 

(In foto uno scorcio del fiume Potenza in provincia di Macerata, sera – di un gennaio senza neve)