Ottobre e le cose, come la luce

 

Tarda la luce

sul principio d’autunno –

si appoggia

non si cura del tempo

s’avvera

quando basterebbe una corsa

tra il caderti addosso

e raggiungerti a piedi

nudi sulla terra

che piove a stento

che tiene ancora

quel nervo scoperto

sul filo del giorno.

E aspetta niente

imparando a tacere.

Di nuovo ottobre

 

stagioni
con viste
alternative
affacciate
su spazi
che ti cambiano –
non solo in stagioni –

Eppure

Passare

come lo scorrere
lento
intorno
senza fare
troppo rumore

(restare a mezz’aria, con poco fiato e le braccia ferme)

(Parentesi)

L’eleganza di tacere

 

 

Le parole sono state usate tutte.
Come lo chiami il cielo prima di saperlo?
Non sorprende oggi un discorso
rende solo consapevole un’evidenza;
tutti sanno una ragione
oltre la scienza forse, una cultura.
Non c’è più neanche l’eleganza di tacere
quel silenzio in cui si ascolta e si sta –
si sta oggi davanti a chi ti dice –
tutto ciò che non è importante
tu debba sapere.

 

(Poesie su poesie, di parole che ti lasciano e altre che rimangono)

(Il tempo che le lascia mentre l’uomo le distrugge)

(Il giudizio di chi non le tiene mentre il sangue le disperde)

Questo lento proseguire dell’estate

 

Questo lento proseguire dell’estate,

in mezzo a strade nude rimaste dietro ai vetri –

c’è silenzio attorno

c’è un tempo nel mezzo –

non si scostano dal vero le immagini scure –

rimangono i resti

e un rovistare incerto di occhi stanchi.

 

 

(Agosto 2017, ad un anno dal sisma)

Il mare si difende da solo

 

Dentro le notti
ad occhi sbarrati
trattieni – la mappa
dei luoghi dei pianti
i gesti,
il ritardo del tempo
e la terra
che trema indifesa
ti ascolta tra i rami
e tu parli, parli
della luce tra i fossi.
Poi la strada, la tua
alla fine –
sta sempre sull’orlo –
vicino agli scogli.

 

(Tra la terra ed il mare – fotografie del non viaggio)