Raccontami di quella metà, di noi,
di quando pensavamo di essere interi,
quando tu non c’eri, non c’ero io
ed eravamo convinti che fosse amore.
Raccontami di quella metà, di noi,
di quando pensavamo di essere interi,
quando tu non c’eri, non c’ero io
ed eravamo convinti che fosse amore.
E’ come morire d’autunno,
intorno al vento che inizia
la sua lunga melodia
fatta di pioggia
e freddi invernali.
Nessuno spazio era grande
quanto il vuoto che muoveva dentro.
Un immenso ruotare come
nel vortice dell’assurdo
vicino la pazzia.
Chiusi gli occhi
un respiro
nei colori bruciano i ricordi
e solo il bianco e nero rimane.
Come la luce e l’ombra nella sua,
spostata dal vento, nascosto
mai dimenticato, come il bacio
e l’incoscienza degli innamorati.
(da “Le geometrie dei sentimenti” 2013)
Si spezzò in un attimo
l’onda, che indugiava
sul filo dell’alba,
quasi d’argento e foschia.
Un flauto traverso
un fuoco di paglia
che non si spegne.
E’ tutto già lontano –
Musica e vento
e già mattina.
Suoni di un mare
che non posso vedere
che come un Dio
che non puoi pregare
scivola dentro e ti consuma.
Matita e ancora sogni
per arrivare fin dove hai sempre sperato
potesse, un giorno,
seguirti la tua coscienza,
senza domande
e senza scarpe –
Silenziosamente.
Molte volte sembra silenzio
quel rumore dell’incostante solitudine,
eppure ruba pensieri
la coscienza.
Quella paura che il giorno dopo
va via
e con il calar della sera s’oscura,
sospesa tra lo sguardo nel vuoto
non più in là delle tende.
Poche ore e con l’alba
l’orizzonte s’illumina,
portando domani
e forse anche quel nuovo,
bianco, pulito, preciso,
gioioso, fresco, leggero
punto…
quel punto dove appoggiare la bici,
scendere a piedi
togliendo le scarpe.
(da “Le geometrie dei sentimenti” Aletti editore 2013)