Fotografie

Fermo le immagini in quel punto, dritto di fronte a me, stasera, quando la luce sfila via le ombre da dietro la ferrovia e resta soltanto il confine. Ogni cosa continua il suo accadere lento, stringo il fiato che tengo in pugno adesso; intorno c’è spazio, qualcuno arriva con una lenza, uno sgabello e una borsa per la pesca; le ore s’arrotolano qui, sulla bassa marea, sui sassi dalle forme strane lavorate dal sale. Più in là qualcun altro in ritardo, chi cammina veloce con le scarpe in mano chi ai piedi; i ristoranti aperti iniziano la preparazione dei piatti, arrivano le voci e il tintinnìo delle posate.
Faccio il conto delle estati.
La mia mente fotografica mi costringe a strizzare gli occhi sulla sfocatura dello sfondo che non ricordo mai bene, come atto involontario.
Ti avevo rivisto dopo un numero impreciso di anni, al mare, l’unico luogo capace di ridarti la maggior parte delle cose, eri con tua figlia cercando di insegnarle qualcosa sulla pallavolo.
Io avevo da poco ricominciato da capo, con un lavoro un luogo in cui stare un chissà su cui impegnarmi; mi sei passato vicino per raccogliere il pallone che si sa, sulla sabbia prende direzioni proprie che non capisci mai dopo il primo tocco a terra; è bastato un ciao come stai perché io pensassi subito ma che vuoi che ti dica adesso, qui intorno tutta questa gente che magari stasera sul tardi sono in zona, una birra, un giro in piazza e sarebbero tornati subito gli anni novanta, con l’odore di naftalina e la bugia di quei ti amo troppo prematuri. Ma non ci siamo mai trovati, non ci siamo mai toccati davvero. Troppe volte ho fatto l’amore con te nella testa per credere di esistere sul serio. Ogni tanto ritorni qui a guardare lo stesso punto che sto fissando io, all’alba magari, quando nessuno ti incrocia e la spiaggia è deserta, non lo sai che vengo qui ad incontrarti per caso, per dirti soltanto ciao come va, bene grazie Sì tu tutto a posto e, certo, ma non è stato mai niente nel posto giusto, mi sono sempre ritrovata nel luogo sbagliato, nel tempo sbagliato e continuo a domandarmi come si prendano le decisioni giuste se c’è un bugiardino da qualche parte che non ho ancora letto.
Tu continui suoi tuoi passi, ti guardo fin quando la lente non stringe l’ultimo giro e tutto sfoca, di nuovo, col rumore che fa l’acqua, con l’aria che mi spettina i capelli e l’odore del caffè dimenticato nel bicchiere.

©LaScrittoressa

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