Alef – secondo ciclo – scrittura ebraica

 

Sono passati anni, questo silenzio è un’aggravante, il respiro si torce e non arriva
alla fine. Trattengo tutto, soprattutto ciò che fa male. È muro di cemento armato
ti dico, perché da sola, la calce rompe, è il ferro che tiene che flette che piega,
poi torna, quasi in piedi, quasi mai. Il sacrificio tenuto dentro non è sacralità
è impegno discordante, la parola inutile – non ascoltata, non considerata adeguata,
troppa – non c’è ritorno uguale per me, quindi. Soltanto una continuazione zoppa,
rovinata, fessurizzata dal sale quando spacca – mi corrode la terra sotto ai piedi –
Il perdono, non posso declinarlo, non posso coniugarlo, è un cielo allargato male
un foglio bianco riscritto a metà. Sorridi, con i polmoni chiusi e i piedi dritti.
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#alfabetoebraico2
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