Erica di Norma Stramucci #Letture

Dici che si può aggiustare quello che cade? E se invece era già rotto, si può riparare? Oppure, è una bugia che ci raccontiamo?Guarda, anche questa stagione mente, rimanda, come me, ho la tendenza alla procrastinazione, un vizio brutto, dicono, che rovina la convivenza, perché la cosa giusta da fare è subito, oppure addirittura prima che sia tardi. Ma quando è tardi? La cosa è giusta per chi?Non è la stagione, la maschera, è l’apparenza, eppure, perde ancora foglie questa siepe qui, lascia entrare tutto quanto sempre, anche in estate. Che poi, non è neanche la mia, la siepe, la casa, le cose, niente è mio, io abito, faccio, e basta.Allora penso, riuscirò davvero a farmi madre esatta, in nome di una perfezione giudicante?Non lo so, le ferite infette non guariscono e anche senza viscere d’agnello, lego le piaghe attorno alla carta straccia, a questo spasmo di parole perdute e pesanti. È un canto anche questo forse, mi dico, non lo sanno della fatica, della forza che ci vuole per rimanere in piedi, oltre l’Indo a nuoto, l’acqua troppo lontana, lo ripeto, ma che vuoi, sarei già affogata, non saprei più dove restare per davvero, non so più chi potrebbe accogliere. I dardi ce li ho tutti infilzati sul portone e, come una maledizione, non ho piante da curare, l’ossigeno è razionato, non basterebbe. L’erica sì, sarebbe una via di fuga come scrivi tu, ma io non l’ho mai pensata, non l’ho mai scelta, purtroppo, nemmeno la seconda volta che sono stata sposa.

[appunti del non viaggio – Erica – Norma Stramucci

❤️ Grazie ❤️

Poeti delle Marche

Ringrazio Patrizia Baglione per questo lavoro stupendo e per la sua #mappaturapoetica in cui sono in ottima compagnia! Nel link, un testo tratto da Dissociazione Elementare.

Grazie davvero ❤️

#poetimarchigiani

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il perdono, l’oscillazione, il canto – riflessioni sul percorso

Andare e tornare, la mia equazione esistenziale. In tutte le mie partenze c’è stata la scoperta di una realtà diversamente immaginata. Tornare, ogni volta, è stato fallimento, il rimbalzo, quello nel punto più basso, e quindi nessun confine, solo uno spazio vuoto senza accettazione. Nell’ultimo andare invece, ho scoperto di non poter tornare, non tornerò più, se non per quel collasso ricettivo, la trafittura della consapevolezza, riuscire ad accettarla, una resistenza anche quella, mi dico.Penso, adesso, che forse mi somiglia quel canto delle sirene, quel grido in superficie. Anche la liquidità, la stessa espressività lacrimale che copre i mesi in cui sono lontano dal mare.Non sto scrivendo. Il filo è un nodo, non quello solidificato di saliva, è un intreccio, tra le dita consumate, non riesco a tessere nessuna tela. Il buio carnivoro, qui, non è come la camera anecoica, è pieno di voci, di cose, di espulsioni, di condanne per peccati non commessi, per una femminilità che non deve usare parola ed essere sacrificale. Ecco che allora mi rimane la soglia, non so se sia un divenire, è vetro, è uno spazio recintato da cui non si esce, dentro cui l’identità è stata manomessa, un annullamento per accoglienza, il mio, la stessa frattura irreversibile. Cerco di ricreare una continuità che possa spezzare questa lamentazione temporale, tendo l’orecchio all’oscillazione allora, ma ancora non sento, non riesco a sentire, non posso, non riesco a capire il linguaggio di questi alberi spogli, di questa terra non mia. Non può esserci assorbimento in questo spazio freddo, la mia è disabitazione con coscienza di non appartenergli mai, sto zitta, non sono di qui.Le gambe stanche mancano nella spinta giusta sull’altalena, l’aria è consumata, non ci sono più foglie. Non so riconoscere il volo, è interpretabile questo mio telaio di postura esistenziale?Un paio di libri, le poche scale, tra i pilastri lucidi scorrono anni, lo hai visto, non era tutto, c’è dell’altro.Non è ancora tempo, forse, per lo sfondamento.

[e poi, mi dice che dobbiamo imparare ad essere all’altezza del niente, ad essere riconoscenti, un comandamento della poesia, e allora ringrazio questo tempo, quello che mi insegna, ogni volta, lei, Anna Maria]

buone feste🌟

Quest’anno non ho le parole giuste, nonostante le cose belle siano accadute per davvero. C’è sempre del buono, dobbiamo soltanto riuscire a vederlo, me lo ripeto sempre.
Ho conosciuto persone meravigliose con cui ho condiviso qualcosa di speciale, ci sono stati tantissimi sorrisi e un tempo dedicato bene. Ci sono state occasioni per la poesia che amo, per una condivisione che rafforza questo qualunquismo, ciò che unisce nonostante la mancaza di inclusione. Ci sono stati i bambini, le storie, i disegni, i viaggi, i cocktail preparati bene, la cura delle cose fatte nel modo giusto. C’è stato chi è mancato, chi non si è presentato, chi ha continuato una guerra bugiarda sparsa soltanto intorno a loro stessi, nessuno li crede più ormai, ma non lo sanno e continuano lo stesso.
Le parole di cui parlo, da anni, sono sempre lì, sopra il tavolo addobbato per le feste, dietro alla porta che non chiude, perché chi non dovrebbe entrare, lo fa comunque.
Il vento sta cercando di portare via cose eppure, continuo a camminare tutte le mattine, cercando di trovare soluzioni che possano risolvere l’assenza, di amore, di tempo, di aiuto (anche da parte delle istituzioni, per dire). I chilometri non bastano però, servono le conoscenze, dicono. Io conosco la meraviglia dei colori di questo spazio occupato ché quasi non mi spetta, direbbero, conosco la mano che ne tiene un’altra quando si ha bisogno di aiuto, conosco una unione che fa la forza ma qui ognuno è solo con tutto quello che ha, con quello che non ha o non ha più. Nessuno sa cosa dirti, non sono affari suoi.
Allora vado un po’ più in là, dove c’è un luogo  che sa di sale, dove posso dirmi un pochino ancora a casa, dove non si risolverà mai niente ma almeno respiro un’aria che m’accoglie.
Vi auguro di trovare un luogo di pace che abbia luce, che abbia la capacità di farvi respirare bene, e in questo bene, che possa ricordarvi la forza interiore che ognuno di noi possiede, che possa riuscire a bastare per tutti i giorni in cui mancherà qualcos’altro e sentirsi comunque accolti. È un dono grande, credetemi.
Che possiate, nel respiro di ogni giorno, riuscire a resistere, a sperare, a sorridere e soprattutto, a tendere la mano a chi è meno fortunato di voi.
Auguri ❤️

anche questa si può chiamare poesia

Nell’augurarvi buone festività e nel rinnovarvi l’appuntamento a gennaio con gli incontri in biblioteca, vorrei raccontarvi anche di questo bellissimo “Progetto Continuità : UN PONTE PER CRESCERE/ VERSO UNA NUOVA SCUOLA
Il tema di quest’anno è stato:
“Natale è Donare”
(Scuola Infanzia e Primaria di Sarnano)

L’incanto del Natale come occasione del primo incontro tra i bambini delll’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia e quelli del primo anno della Scuola Primaria di Sarnano.

Martedì 13 dicembre c’è stato l’ultimo appuntamento di quest’anno, i bambini della prima della Scuola Primaria si sono recati alla Scuola dell’Infanzia di Sarnano. Ad attenderli i bambini dell’ultimo anno che li hanno accolti in una incantata atmosfera natalizia.
Noi volontarie della Biblioteca abbiamo letto l’albo illustrato “Il Pettirosso e Babbo Natale”, una storia dolce e tenerissima fatta di gentilezza, altruismo e gesti d’amore. Tutti i bambini hanno poi, a coppie, decorato la pallina/cuore, inerente al racconto ascoltato, per addobbare un albero di Natale e formare un bellissimo girotondo intorno cantando la canzone “Il regalo migliore”‘.
L’incontro è terminato con il gioco della “Tombola di Natale” e con la promessa di rivedersi a maggio nella scuola Primaria.

(Anche ai più piccolini è piaciuto il Pettirosso di natale!❤️)
È stata veramente una bellissima esperienza!

Grazie a tutti ❤️
E Buone Feste da tutte noi🌟🌟🌟🌟🌟
🌲🎅🌲🎅🌲❤️
Istituto Comprensivo “G.Leopardi” Sarnano