Tzade (diciottesima lettera)

Tzade (diciottesima lettera)
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Non me lo spiego il male,
i sassi lanciati da chi crede di sapere
e la rottura al centro della croce.
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Questo giusto che non si dice è un attrito deformante,
la crinatura della base è fiducia sospesa, ammalata senza cura.
Non ritorna indietro come deve, ti dico, la distanza irregolare
mi istruisce nel silenzio, lo spessore verte all’ignoranza come un sasso
lanciato sulla croce, calcifica male lo spazio in cui mi trovo rotta.
C’è bisogno di sintesi verbale penso, in questo mondo loro
non c’è giustizia nelle cose ripetute, un credere in dio, Sì ma,
una preghiera che vacilla e stordisce spiegazioni nella notte.
L’assegnazione del mio tempo sempre uguale svuota il calendario,
l’incertezza degli spaventati m’inciampa i giorni uno sopra l’altro.
Mi guardo indietro
Non cancello
Riscrivo.
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#alfabetoebraico

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