Vav (secondo ciclo scrittura ebraica)

Vav 2

(secondo ciclo scrittura ebraica/un anno dopo)
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L’avevo chiusa, la pancia pensavo. Invece, questo ventre rimasto aperto è diventato colpa
da sigillare, per forza, con la chirurgia. Aspetto ancora una redenzione che arriverà tardi, lo so
nel momento in cui avrò smesso di contare perché dalla parte giusta sarà caduto ogni sguardo.
Lascio il segno incompiuto così come rimarremo noi, incompleti e non benedetti, mai perdonati
Maledetti. Troverò il disegno giusto, l’inchiostro scuro dal tratto sottile, un filo spinato che tu non vedi,
la misura di una distanza che non hai mai saputo calcolare. Ecco allora che riscrivo gli anni
sulle stesse lettere, le coniugazioni a testa in giù, tutti i segni della punteggiatura come aghi
rimasti sulla pelle. Sulle mani no, soltanto ferite da tagli vivi, loro sanno tutto restando in perpendicolare.
Io, sradicata ma in equilibrio su questa terra graffiata dal silenzio delle iene, cerco di tenermi pronta
sempre in partenza, da dove non tornerò, da dove fuggitiva credevo di trovare una tregua, di me, da me.
Adesso, gli alberi hanno fatto cadere foglie e noci, c’è un riordino del tempo, dei posti, dei crocefissi appesi
Nel vuoto cavo ho messo i crisantemi, sul tavolo una rosa rossa. Il sale grosso sparso sul viale.

#Alfabetoebraico2
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He (secondo ciclo di scrittura ebraica)

 

He (secondo ciclo, scrittura ebraica)
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Ne rimane poco di silenzio adesso. È necessario dirle, come stanno davvero, le cose, ché le apparenze ormai
hanno consumato perfino le loro stesse bugie. Guardo gli anni con la consapevolezza di non voler rimediare
anche se queste lettere lo fanno. Il rimedio è fatto di parole giuste, di nomi esatti mentre qui si omette
si dice solo perché si deve. Di tutti i numeri rimaniamo un conto sbagliato, tenuto insieme con la fatica di chi non ci riesce.
A volte si rinasce soltanto dopo la morte di qualcos’altro, nel frattempo si sta come i cimiteri, ricordati soltanto all’occorrenza.
Non è marzo stavolta, ma un novembre in ritardo, fuori da un’abitudine che scolora piano. Non siamo quel numero perfetto,
siamo uno con uno, con tre più uno e per differenza, rimanere sempre quattro, alla fine, dimenticati e dimenticanti,
in un tutto che si ostina a cancellarci. Eppure. Continuiamo a passo svelto, cercando di salvarci.
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#alfabetoebraico2
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(parlare del librino, in una intervista alla radio)

https://www.mixcloud.com/radioserena/volti-al-futuro-con-silvia-gelosi-051122/

 

In questo link, l’intervista a Radio Serena che ringrazio. Grazie anche a Maria Lampa, alla sua lettura, per avermi dato la possibilità di parlare di questo libro con tutta l’emozione che contiene la bellezza di vederlo camminare da solo nel mondo.

 

 

Dalet 2 (secondo ciclo, scrittura ebraica)

 

Dalet 2 (un anno dopo)

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Pure il silenzio adesso si è alterato. Non è più ottobre

e la schiena è sempre dolorante. Di tutta la curvatura

quella della montagna è l’unica a rimanere intatta,

controluce finge un’estate che non sa. Tutto si restringe

in fondo, quali parole posso cambiare alla fine?

Di diverso c’è soltanto una consapevolezza dell’odio,

mascherato e rifinito di scuse buone, di passi lontani,

sguardi sbiechi di disapprovazione. Imparo senza esempio adesso,

i possibili salti verso un giorno ipotetico del giudizio universale

la fine della voce, una reazione di speranza che schiarisce

una tavolozza scura, senza crederci forse nemmeno io.

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#alfabetoebraico2 2022

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